Sin dai tempi più lontani si ricorre a “rimedi estetici” per apparire al genere umano gradevoli, piacevoli, affascinanti e seducenti.
La prima testimonianza storico-archeologica dell’uso del “trucco cosmetico” risale all’antico Egitto intorno al 4.000 a.C.
Oggi, oltre ad aver perfezionato l’arte della cosmesi, si ricorre un po’ a tutto per apparire belli… fuori.
Vengono utilizzate cure e chirurgie estetiche di ogni tipo, invasive e non, dal bisturi fino alla crioterapia sistemica a -130 gradi per rincorrere l’eterna giovinezza; accorgimenti dietetici, più o meno drastici per la linea perfetta che sembra mai arrivare; pillole, creme e punturine per rallentare l’invecchiamento cellulare della pelle, quella sempre esposta e più soggetta allo sguardo critico e competitivo degli altri, cioè quella del viso; laser e torture epidermiche per cancellare ogni forma primitiva di pelo, chiamato ormai superfluo persino dal maschio attuale, dotato di sopracciglia ad ali di gabbiano per sentirsi libero di conformarsi; attività sportive che possano garantire il gluteo alto a lei e la tartaruga scolpita a lui… a tutti i costi e ad ogni età; conformismo modaiolo nell’apparire “cool” con il proprio “look”, dal tacco 15 all’ultima moda per vivere nel “soffrire per apparire”, al capo firmato a grandi lettere per essere visto a grandi distanze, dal taglio dei capelli del campione del calcio per sentirsi omologato, all’auto del momento, grossa, sempre più grossa, mastodontica per “apparire”… perché “grande è importante”!
Cosa non si fa per apparire belli!!!
Aggiungo anche che non c’è niente di male investire tempo, energie e denaro per apparire belli a se stessi e agli occhi degli altri. Lo facciamo tutti. Lo si fa da sempre. E probabilmente lo continueranno a fare le prossime generazioni.
Nulla da dire su tutto ciò, credo sia importante se non indispensabile fare qualcosa per un miglioramento estetico ma quando si nutre a dismisura solo la prima delle 4 sfere personali ovvero saper apparire, sapere, saper fare, saper essere si mettono a grande rischio la vita, gli affetti, le relazioni e gli affari.
Quante volte ci capita di incontrare gente esteticamente “bella fuori”, che in più “sa”, tanto da avere una cultura universitaria e che inoltre “sa fare”, tanto da condurre attività professionali, che fa uso di polvere bianca o che tradisce il proprio partner solo per “apparire” ancora più smart e cool, ecco questo accade quando ci si dimentica di crescere nell’area saper essere.
Quando troviamo donne che nonostante la loro cultura e la loro professione sono depresse probabilmente è perché non si sanno prendere cura del loro “saper essere”.
Troppi sono gli esempi di disagio causato dall’ignorare il se stessi da questo punto di vista.
Quando ciò che investiamo, ripeto, in termini di tempo, energie e denaro nell’area “saper essere” è scarso, scarsi saranno gli effetti comportamentali sulla nostra vita e quindi sui nostri risultati.
Conosciamo come far di conto e risolvere una funzione matematica perché qualcuno ce lo ha insegnato, già dai da piccoli e per anni.
Se qualcuno già da piccoli ci insegnasse per anni a sviluppare oltre all’intelligenza matematica anche quella emotiva, ad esempio, che riguarda il saper essere, oggi forse avremmo sviluppato maggior resilienza e quindi capacità di affrontare ciò che ci accade nella vita.
Abbandoni, separazioni, perdita del lavoro, crisi finanziaria, bocciature scolastiche… siamo sempre pronti a gestire al meglio emotivamente ciò che ci succede?
La risposta nella maggior parte dei casi è “NO”, perché purtroppo conosciamo, per cultura, ben pochi strumenti e nozioni del “saper essere” per rispondere al meglio a ciò che ci accade e per prevenire ciò che ci potrebbe accadere e non abbiamo quindi i mezzi per adottare comportamenti decisionali proattivi.
Il saper essere comporta un cammino di introspezione
Per conoscerci
Per passare dall’apparire a essere.